giovedì 14 luglio 2022

Rajlovac

Alcuni giorni fa ho postato questa foto senza rendermi conto che va un po' raccontata e contestualizzata. Sembra la foto di due amici sorridenti davanti ad un Hangar con la coccarda Italiana dietro. La foto è stata scattata a Rajlovac in Bosnia Herzegovina durante il mio servizio per la missione SFOR, Stabilization Force.  Ho fatto un totale di un anno intero in quella base, in due lunghi turni di sei mesi, senza tornare a casa.





Lo scopo, semplificato, della missione era quello di evitare che le tre etnie riprendessero gli scontri e i genocidi.  La scrivo così semplice ma così è stato, leggete i libri di storia.

Io e l’Andrea della foto eravamo parte dei pochissimi piloti Italiani abilitati a fare il volo NVG, cioè il volo notturno con i Night Vision Goggles.  Se si escludono gli istruttori di volo in quel periodo eravamo veramente pochi a poterlo fare, nell’Aviazione dell’Esercito  e nelle altre forze armate si potevano ancora contare. Questo comportava il fatto che avevamo un’esperienza di volo NVG ridicola che si poteva stimare in circa 50 ore di volo totali.  L’altro problema era che, essendo i piloti NVG pochi, i turni erano lunghi, semplifico, non ci davano il cambio. Nella nostra zona di competenza, il sud della Bosnia, eravamo gli equipaggi di Medevac, che vuol dire Medical Evacuation, che vuol dire per i civili andare di notte o di giorno a prendere e salvare feriti militari e civili. Praticamente quello che oggi è l’elisoccorso con l’elicottero arancione, super strumentato e pieno di attrezzature noi lo facevamo con un vecchio Huey, i visori notturni, un gps Garmin 12 legato alla gamba e abusivo, una barella, qualche garza ed un medico militare tedesco.

La porta dell’hangar che vedete con la coccarda Italiana era quella della parte a noi concessa, l’altra parte era Francese con i loro Puma, Gazelle ecc.  Loro di ore NVG ne avevano più di 1000.

In questo hangar avevamo ricavato anche le stanze per dormire, il Bar chiamato Cappucc Inn, la mensa e i bagni per c….  Leggete bene, avevamo ricavato perché queste cose ce le eravamo costruite da soli fra un volo ed un altro. Merito dei primi che si insediarono alcuni anni prima.  Io dormivo in pratica sopra il 205 / Huey su cui volavo, la finestra della mia camera si apriva sopra il rotore dell’elicottero.

Le medevac avvenivano ogni tanto ed in particolare in due casi le persone che ho salvato erano veramente messe male. In uno di questi interventi l’equipaggio ricevette un Elogio Scritto, una sorta di ricompensa militare per un lavoro ben fatto a favore di un’alta personalità del consolato Tedesco.  Un giorno vi racconterò i dettagli di questo intervento, come al solito conditi con un po' di fantasia e sano eroismo. Di questo intervento ricordo due cose importanti.  Il decollo NVG dopo aver recuperato il ferito, avvenuto nella nebbia seguendo in salita un traliccio dell’alta tensione.  La seconda cosa che ricordo bene è che l’elogio me lo conferì Roberto, il mio comandante di allora, che morì in un banale incidente casalingo alcuni anni dopo. Una persona squisita e comprensiva con cui mi trovavo bene.

 Ho scritto equipaggio perché queste cose fatte bene sono merito di un gruppo di persone, l’equipaggio, quindi i due che stanno davanti, i due che stanno dietro e non per ultimi, medico e infermiere.  Adesso gli espertoni aeronautici lo chiamano CRM, il corso MCC, ecc, forse che noi quel libro lo avevamo già scritto?

 Aggiungo allo scritto che ancora sono orgoglioso di aver indossato il tricolore che si vede sulla porta dell’hangar e sul nostro braccio. 

I miei ex colleghi si faranno delle risate su tutto questo come è giusto, per me come per loro questa è la nostra storia che spesso se vai a raccontarla sembri un buffone o un bugiardo.

 Non voglio dimenticare quel periodo e quello che ho fatto per la nazione e per uno stato sconosciuto, spero sia servito.

Sono solo un po' deluso che le competenze comunque acquisite allora ed ancora attuali siano andate sprecate.



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